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SE LA FINANZA PUNTA CON DECISIONE SULLE RINNOVABILI

Di Eladio PASCUAL – Director de Operaciones Audax Renovables

 

We believe that sustainability should be our new standard for investing” o se si preferisce nella traduzione italiana “Riteniamo che la sostenibilità debba essere il nostro nuovo standard d’investimento”.

Che la finanza tradizionale guardi con interesse alle rinnovabili – come opportunità, certamente – lo ha fatto ben intendere Larry Fink, CEO di BlackRock, il più grande gestore di fondi al mondo. Nella consueta lettera agli investitori si è spinto oltre, affermando che la società rimuoverà dal proprio portafoglio azioni e obbligazioni di compagnie che ottengono più del 25% dei loro profitti dalla produzione di carbone.

 

La strada sembra essere segnata. Stiamo parlando dell’ormai solido legame esistente tra mondo finanziario e fonti rinnovabili. I dati degli ultimi anni indicano come gli investitori si stiano sempre più orientando verso il mondo dell’energia green. Ben prima, dunque, che il climate change assurgesse a questione di primaria importanza e fonte di preoccupazione per le opinioni pubbliche mondiali e – di conseguenza – venisse inserito di diritto nelle agende dei rispettivi Governi.

 

Vediamo qualche dato. Le cifre fornite da Bloomberg New Energy Finance sulla quantità di investimenti dedicati alle sole energie rinnovabili, mostrano come nel 2019 si siano toccati i 282 miliardi di dollari, con +1% rispetto al 2018. Il dato scontava alcune criticità nel settore fotovoltaico, dovute in particolar modo alla forte contrazione nel mercato cinese. Non si deve dimenticare però che, nel 2017, il dato era stato molto buono, con 315 miliardi di dollari investiti, così come nel 2015 con il raggiungimento – per la prima volta – di quota 300. 

E oltre 300 era stata la stima fatta dagli analisti per questo 2020, prima che il Covid-19 facesse la sua comparsa, stravolgendo quanto era stato previsto.

In ogni caso, andando oltre questo travagliato ed eccezionale primo semestre 2020, e immaginando un ritorno alla normalità, è molto probabile che gli investimenti tornino a risalire. 

 

Infatti, osservando i grafici relativi al periodo 2004-2019 si nota come la curva, al di là di alcune limitate flessioni, ha sempre puntato verso l’alto. Per dare le dimensioni della crescita è sufficiente considerare il punto di partenza: 32 miliardi investiti 16 anni or sono contro, per l’appunto, i 282 di oggi.  

 

Se poi esaminiamo i dati che, oltre alle energie rinnovabili, includono anche le cosiddette “energy and smart technologies” e i “Low carbon service”, la cifra non solo supera i 300 miliardi ma lo fa ininterrottamente dal 2014.

 

 

Numeri importanti emergono anche dal Global Trends in Renewable Energy Investment 2019, commissionato dall’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente. Nell’arco di un decennio le rinnovabili hanno oltrepassato i 2.600 miliardi di dollari di investimenti.

A guidare la classifica dei Paesi che hanno maggiormente investito in FER vi è la Cina, con oltre  750 miliardi di dollari. Seguono a distanza gli Stati Uniti con 350 e il Giappone, con 200. L’Europa, nel suo insieme arriva quasi a 700 miliardi; l’Italia occupa la settima posizione con 82 miliardi, mentre la Spagna l’undicesima, con 35. 

Nel solo 2018, l'investimento in FER ha superato i 270 miliardi di dollari, tre volte tanto rispetto a quello messo per la produzione di combustibili fossili.

Interessante il dato del solare, la cui capacità a seguito di questi 10 anni di investimenti è salita di ben 26 volte, passando dai 25 Gw del 2009 ai 663 del 2019. Per intenderci la quantità sufficiente per poter produrre l’elettricità necessaria ad alimentare circa 100 milioni famiglie statunitensi.

 

 

Nel 2018, ben 29 Paesi sono entrati a far parte del “club” di coloro che hanno investito più di 1 miliardo in progetti di energia rinnovabile. Una crescita in numero, visto che erano 25 nel 2017 e 21 nel 2016. 

Tra i soggetti attirati dal business delle FER vi sono anche Paesi, come quelli del Golfo, che di petrolio e idrocarburi hanno vissuto e – con tutta probabilità – continueranno a vivere per i prossimi decenni. Almeno fino a quando la Transizione energetica sarà in fase più avanzata.

La ragione di quest’interesse – non nuovo, ma che negli ultimi tempi si è intensificato – è duplice: investire in un mercato che cresce per ottenere buoni profitti e garantirsi, strategicamente, un futuro energetico quando arriverà il momento giusto. Dal Renewable Energy Market Analysis: Gcc 2019, realizzato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Rinnovabile (IRENA) emerge che Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, sfruttando le rinnovabili, risparmierebbero 354 milioni di barili equivalenti di petrolio (-23%), pari a 46-76 miliardi di dollari. Un risultato che oltre al versante economico avrà ripercussioni positive su quello ambientale – 22% di emissioni di carbonio evitate e meno 17% di acqua utilizzata – e su quello sociale per il numero di posti di lavoro creati.

 

Se investire è importante, ugualmente lo è attrarre investimenti. L’Italia si colloca al 17° posto per attrattività, secondo la 54ª edizione dello studio di EY “Renewable Energy Country Attractiveness Index(Recai), che classifica i migliori 40 Paesi del mondo in base alle opportunità di sviluppo nel settore delle rinnovabili. Si tratta di un balzo in avanti di una posizione rispetto al 2018; ugualmente vale per la Spagna, salita al 15º posto (era al 16). Al top Cina, Stati Uniti e India che prende il posto della Francia, scesa al 4º.

 

Da quest’anno poi, con l’adozione del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima – più semplicemente PNIEC – anche in Italia si potrà ricorrere con maggior semplicità a strumenti finanziari come i PPA (Power Purchase Agreement), fondamentali per promuovere e facilitare gli investimenti nel campo delle rinnovabili, specialmente del solare fotovoltaico. E il Gruppo Audax su questo versante è stato fra i pionieri nell’utilizzo di tali strumenti, sia in Spagna che in Italia.

 

Insomma, la strada, come si diceva in apertura, è ormai segnata.

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